Un’elegante irlandese ha deliziato gli studenti di lingue e letterature straniere dell’Università di Verona e una manciata di curiosi lo scorso venerdì al Polo Zanotto.
Scrittrice mondiale. Catherine Dunne, ex studentessa del Trinity College di Dublino e successivamente insegnante presso la Greendale Community School di Kilbarrack e oramai affermata scrittrice, ha presentato la sua ultima opera.
Una donna alla finestra. Del 1997 è il suo lavoro d’esordio, “La metà di niente”, un successo inaspettato che le ha dato la notorietà mondiale e la voglia di scrivere ancora molto altro, cui hanno fatto seguito ben sette romanzi. L’ultima opera della Dunne, “Donne alla finestra”, è stata al centro del dibattito che si è svolto in aula T6.
Controcorrente. I suoi sono romanzi incentrati prevalentemente sulle donne, su quello che è un punto di vista che per molto tempo non è stato considerato e quindi secondo l’autrice ancora molto da esplorare. Un universo di cui la Dunne non è interessata per arrivare al classico happy ending che tanto piace al grande pubblico, ma piuttosto per giungere al centro del dibattito sociale. Aborto o la differenza (“che va assolutamente fatta” ha più volte ripetuto) tra suicidio assistito ed eutanasia, le problematiche legate all’amicizia femminile o l’importanza dell’estetica nel mondo di oggi. “Il problema della bellezza è centrale nei miei racconti, perché oggi molto spesso si prendono in considerazione solo determinati standard quali altezza, taglia e via discorrendo: il più delle volte non si vede altro”.
Dalla strada alla carta. Storie di vita quotidiana dove un ruolo preponderante ce l’hanno i dialoghi. “La storia inizia e finisce con i personaggi comuni – ha continuato l’autrice –, prendo dialoghi dalle conversazione della vita di tutti i giorni, mentre sono alla stazione in attesa del mio treno o stretta tra più persone su un autobus. E poi anche per una questione di privacy li trasformo, facendoli interpretare ai miei personaggi”.
Un’autrice diversa. Una penna anomala che va controcorrente quella della Dunne, perché se alla gente piace un suo romanzo ecco che il successivo sarà completamente diverso, dove è doveroso sorprendere e spiazzare ancora una volta il lettore. E che dire della quantità di dettagli presenti nelle sue storie. “Sono un trucco per mostrare la realtà dei miei personaggi. Rendono colorata la narrazione.. certo sono incredibilmente importanti. Perché nessuna storia è ordinary, solo che magari si tende a nascondere le nostre parti più intime per timidezza o inibizione, quando in realtà sono parti molto importanti di noi stessi”. Una scrittrice che cerca la polemica ma mai fine a se stessa, che ha l’intento di smuovere le coscienze di ognuno di noi … e come ammette lei stessa “specialmente se femmina”.
Boris Puggia
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